La vita, un bosco

La vita, un bosco

La vita, è un bosco
Ogni albero un’esperienza
Gli occhi spalancati poi socchiusi
La coscienza messa a riposo

Il bosco, è un fiore
sfogli i petali ora vivi ora muori
poi una guerra
gente comune giù per terra

Il fiore, è un amore
bello come il sole quando inizia
brutto come la nebbia quando finisce
secche le radici, se non ricordi più

Senza sogni senza visioni senza ricordi
combatteremo per unire i passi
recuperare la voce
insieme alla manina
che ora si apre ora si chiude
bebè con gli occhi nel futuro

lino di gianni 10/10/2023

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La strada

In discussione oggi, alle 15, alla biblioteca civica Primo Levi , di Avigliana. nel Circolo Lettori di Avigliana

Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile. Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un’apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Non c’è storia e non c’è futuro. Mentre i due cercano invano più calore spostandosi verso sud, il padre racconta la propria vita al figlio. Ricorda la moglie (che decise di suicidarsi piuttosto che cadere vittima degli orrori successivi all’olocausto nucleare) e la nascita del bambino, avvenuta proprio durante la guerra. Tutti i loro averi sono nel carrello, il cibo è poco e devono periodicamente avventurarsi tra le macerie a cercare qualcosa da mangiare. Visitano la casa d’infanzia del padre ed esplorano un supermarket abbandonato in cui il figlio beve per la prima volta un lattina di cola. Quando incrociano una carovana di predoni l’uomo è costretto a ucciderne uno che aveva attentato alla vita del bambino. Dopo molte tribolazioni arrivano al mare; ma è ormai una distesa d’acqua grigia, senza neppure l’odore salmastro, e la temperatura non è affatto più mite. Raccolgono qualche oggetto da una nave abbandonata e continuano il viaggio verso sud, verso una salvezza possibile.

Un libro bellissimo, scabro, doloroso, poetico. Uno dei pochi dove un padre si prende cura del figlio con delicatezza e apprensione.

Dove far sopravvivere il figlio equivale a poter sperare nel Mondo.

Non è facile leggere un libro di tale intensità emotiva, perchè semina parole che germogliano in ciascuno di noi provocando domande

(lino)

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La pelle in cui abito



La prima pelle, bella
urlo che cerca l’aria
annuncio al mondo
che per quanto sia vasto
un piccolo posto adesso è il mio

La seconda pelle, giovane
quella dei giochi con gli amici
che non è mai tardi, per strada
dormire il mattino, le scarpe da ginnastica

La terza pelle, è tesa
la necessità del viaggio, di là
nella barca nel mare nel buio
forse c’è l’adulto che divento
forse la paura degli altri, forse la morte
come Dio vuole

Adesso, quella che vedi, è mia
è il corpo che abito, i pochi vestiti
che ho con me, e la borsa e le scarpe
e il mio cellulare con la voce lontana
di mia madre e dei miei fratelli

Faresti adesso, tu
un viaggio dentro
la mia pelle ?

(lino di gianni) 2016 

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Il doppio viandante (Doppelgänger)

Il doppio viandante (Doppelgänger)

Ci muoviamo tra
la gioia e il dolore
negli affanni quotidiani

Ci aiuta
un doppio di noi stessi
uno vive uno muore

Così è la strada :
in equilibrio precario
su un precipizio

Lino Di Gianni 24/9/2023

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Stabat mater

Stabat mater


Nasce come uccello spiumato
non sa camminare
accumula forza
impara una lingua
per affrontare la vita

Durante l’esistenza
si incurva
dimentica i nomi
si fa sempre più leggera
per accogliere
nel vento, il suo svolo

lino Di Gianni 20 Settembre 2023

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In villa nel cartone

14. Una donna

Una donna ricca, senza più soldi, senza più tempo, con i capelli corti sotto un berretto, nella borsa un quaderno che nessuno avrebbe mai letto.
Un uomo vecchio, senza più soldi, senza più tempo, ormai privo di capelli, con una borsa piena di attrezzi.

L’uomo disse: Oggi, pescherò molto. Il cielo è basso, le correnti sono buone.
La donna disse: Questo cielo e questo mare vorrei dipingerli come un’unica notte.

Chi fu per primo a parlare della barca, chi fu per primo a parlare della risacca? Gli stivali dell’uomo,rovinati in più punti, facevano temere cadute improvvise per quelle gambe prive ormai delle corse di gioventù.

La donna a piedi nudi guardava il cielo il mare l’uomo e la barca, abbassava il cappello e canticchiava una canzone, come se nessuno la sentisse, come se fosse sola, come se cercasse un’occasione di vento. Ogni tanto guardava di nascosto il vecchio, che preparava la barca, con le sue cerimonie degli addii.

Mangiamo qualcosa, disse il vecchio.
Va bene, rispose la donna. Ripongo le canne, stasera butterò le reti se la barca tiene, disse il vecchio.
Quali reti, se ieri non le avevi?
Ieri era ieri, oggi è oggi. Anche tu prima non c’eri, e domani io non ci sarò, ma tu sarai qui e forse porterai le canne, uscirai in barca e butterai la rete.

La donna non disse niente. Pensò se le rose si potevano piantare nell’acqua, se l’uva raccogliere nelle vigne sugli scogli, se si potevano bagnare i pesci nell’ombra della sera.
Sperare che quel tramonto non lasciasse sogni, nell’incendio di quella notte.
Un po’ scura, un po’ feroce, un po’ innocente.

da “In villa nel cartone” Lino Di Gianni ilmiolibro.it 2010

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Mandala della viola

Mandala della viola

Aprire una foglia di viola
con mani e dita prudenti

per avvolgerci piano piano
un piccolo elefante
delle dimensioni di un pugno

fatto di mollica di pane

che dica del mio essere carcerato
(tra i fasti nervosi )

che attragga uccello

per portarmi , in volo,

nutrimento e beltà.


Lino Di Gianni 2006

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La luce era attesa

Di sotto le porte
passarono i soldatini
tra le mani si fece
polvere con le rose
in petali secchi
tutte le parole lette
sul giornale furono
imparate a memoria e
ripetute come per
andare al supermercato.

La luce era attesa
dietro gli occhi di un cane
attento al minimo
cambio di vento di passo
di umore di posizione
la signora che andava
avanti e indietro disse
tre parole per chiedere soldi
poi senza aspettare risposta
si perse a contare gli
spiccioli in tasca per
un biglietto d treno
che non avrebbe comprato

Hai mangiato? Hai dormito?
E del sogno di stanotte
che farai, lo sai che
necessita di fare i suoi
bisogni più volte
nel giorno.


lino di gianni 2013

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Hai detto

Hai detto, metti la speranza
nel cassetto e riponila
per migliori giorni
I prati intessuti di farfalle
e i canti erranti di nuovi uccelli
mi han distolto piano

Hai detto, verranno genti con nuovi segreti
tu interroga gli occhi di chi porta doni
con la sua sola presenza
Metti nel mare della curiosità
pianticelle accoglienti e conchiglie
e sorrisi calmi, in quantità

Mi piace usare gli ultimi attimi
di notte come fossero briciole
di un lauto pasto

Mi piace aspettare che il sole
cerchi in tasca
le cose che restano da fare

la paura, qualche volta
è una moneta indecisa
su quale faccia mostrare

e io trattengo il fiato

28/04/2013 lino di gianni

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Madre

Madre

Come una galleria veloce (con la zampata del freddo)
un treno mi entra in bocca (finestrini tra luce e scuro)

Se ti guardo che non vedi, sei una vecchia
se sorrido con discrezione, farfalla garrula
t’improvvisi.

Quanto zibibbo scorre sottotraccia
nelle mani abituate a cucire sulla pelle del tuo corpo.
( nei punti cardinali ripeti la croce )


Apri la bocca, se d’acqua scorre improvvida
taci e trattieni il pianto per dopo
se a cavità senti necessario afferrarsi.

Per te, taccio
per qualche gesto sapiente, da indovinare
e verso sale dietro alle spalle,
da antico Benandante
verso la mia Compostela.

©Lino Di Gianni Sabato 1 Dicembre 2007


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