Guardare le cose,
il posto che occupano nello spazio,
le relazioni che intessono,
e immaginare di sottrarre peso
Come fosse per un respiro
della bocca, per un pensiero
che sfugge tra i tanti
Guardarle in uno specchio,
con un gesto di
rinfrescante gentilezza,
illuminarle con un
tenue fuoco conservato,
come fosse ricordo, o spavento
La vivacità del vuoto,
altrettanto concreto dei corpi solidi,
nei granelli di polvere che ruotano
in un raggio nella stanza buia
Una leggerezza precisa, determinata
in un comune mattino d’estate
attaccata a una melanconia
compatta e opaca
di una dolce e chiara
notte senza vento
27 giugno 2013 lino di gianni