Tutte le mattine, verso le sette,
un uomo esce, portando fuori il cane,
guarda di traverso il volo degli uccelli,
annusa un po’ l’aria per capirne la qualità.
Poi compra il giornale, lo arrotola in tasca,
e fa il giro dell’isolato: guarda i negozi che
hanno già aperto, guarda le macchine che cercano
la fretta del lavoro, guarda la fila rassegnata
dei pazienti davanti al dottore della mutua.
Dopo circa un’ora si ferma vicino a un carretto,
in un angolo del mercato, mentre il cane delimita
il territorio con la testa e con la coda, girando
in tondo.
Apre il banchetto e comincia a disporre buste, come fossero
calze, tre corone, dieci corone, velate, doppio filo.
La prima cliente è mattiniera, cerca la merce di prima scelta,
sa che magari dopo troverà solo gli avanzi.
“ Mi darebbe due buste sui tempi della rivolta degli studenti”?
Il vecchio la guarda, osserva il suo golfino colorato, la giacchetta stretta di velluto.
“ Gentile signora,vuole un ricordo di sogno collettivo, o preferisce qualcosa di più personale,
come la soffitta che abitammo, il campanile che si vedeva, l’odore di cherosene e le fughe nella città?”
“ Ecco cosi, lei mi ha capita subito, ma per favore:
metta solo il pezzo fin che l’amore dura, non voglio intristirmi”
L’uomo mise nel sacchetto due o tre buste dei suoi ricordi scritti,
di quelli teneri, che tutti cercavano, del periodo dell’amore nascente,
delle corse lungo il Po, delle fughe dalla normalità di case, debiti e tempi di lavoro.
Sapeva che a sera le buste delle solitudini sarebbero rimaste intatte, guardate a vista, come lumache senza bava, ferme a segnare, in circolo, l’unico posto per restare in vita.
30 marzo 2013 lino di gianni