« Perciò è sempre più necessario che i corpi deviino un poco; ma non più del minimo, affinché non ci sembri di poter immaginare movimenti obliqui che la manifesta realtà smentisce. Infatti è evidente, a portata della nostra vista, che i corpi gravi in se stessi non possono spostarsi di sghembo quando precipitano dall’alto, come è facile constatare. Ma chi può scorgere che essi non compiono affatto alcuna deviazione dalla linea retta del loro percorso? » |
(Lucrezio, De rerum natura) |
le colline, e gli alberi
dappresso e un sentore
di mare in fondo all’apertura
li sto smontando
mettendo dentro
un bicchiere con un liquido
ad alta diluizione
che conservi traccia
e memoria dell’acqua
mangio frammenti di frutta
di diversi colori cuori
amori pensieri riposti
sguardi raddolciti
saluti sobri e partenze
trattenute
ho inforcato la scopa
del mio amico ronzinante
pulisce gli occhi la schiena
e attenua la luce quando
è forte
nel pulviscolo il diaframma
universo sospeso
sogno opaco
mai riportato
alla coscienza
dell’alba
E’ la coscienza dell’alba a mantenere sospeso il pulviscolo! Mi piace, però, immaginarlo spostandosi di sghembo, sfidando la gravità.
si, di sghembo–è cosi che ne usciremo