la città lo sfiorò
come volo di farfalla
che si perdeva altrove
salendo nei bianchi e nelle luci
liberandosi
solo poco prima la latta
e la mancanza di senso
e dopo quella messinscena
che riacquistava fascino e odori e
persone solo dalla mancanza
completa di movimento voci
e facce
per la prima volta una via
risuonava degli antichi passi
sorprendendo la memoria dei suoi
abitanti obnubilati
dalla menzogna
presi per la gola
e costretti a quella
semplice viltà:
fuggire, dormire
rivivere in sogno
i margini di un cerchio
di sale
la civiltà che si mischia
all’ombra che sparisce
e sale il sipario
dei barbari che siamo diventati
tra latta, semafori
e mio dio come sono
in ritardo
29/09/ 2012 lino di gianni