Una donna ricca, senza più soldi, senza più tempo, con i capelli corti sotto un berretto, con nella borsa un quaderno che nessuno avrebbe mai letto.
Un uomo vecchio, senza più soldi, senza più tempo, ormai privo di capelli, con una borsa piena di attrezzi.
L’uomo disse: Oggi, pescherò molto. Il cielo è basso, le correnti sono buone.
La donna disse: Questo cielo e questo mare vorrei dipingerli come un’unica notte.
Chi fu per primo a parlare della barca, chi fu per primo a parlare della risacca? Gli stivali dell’uomo, rovinati in più punti, facevano temere cadute improvvise per quelle gambe prive ormai delle corse di gioventù. La donna a piedi nudi guardava il cielo il mare l’uomo e la barca, abbassava il cappello e canticchiava una canzone, come se nessuno la sentisse, come se fosse sola, come se cercasse un’occasione di vento. La donna pensava a tutte le carte che aveva dovuto usare, nella sua vita: carte di lavoro, carta per scrivere, carta per leggere, carta per i soldi. E pensava qui non voglio toccare carta, solo materiali che mi diano altri solidi, una canna per i pesci, un coltello per le patate E pensava al suo destino, da carta che si bagna a plastica indistruttibile. Sì, la plastica che soffocava tutto. Pensò al vecchio, che non sapeva leggere, che aveva usato tutta la vita le mani per cercare il senso a delle lettere. Aveva costruito con mattoni, con legno, ferro. Ma mai era riuscito a dare voce a quei segni di una parte muta del mondo. Solo il numero tatuato sul suo braccio a Terezin, non poteva dimenticare. Come urlavano, quei numeri, le morti che aveva dovuto attraversare, caricando quei poveri corpi dopo le docce e prima dei forni. Basta, basta pensieri voglio nuvole, uccelli e pesci volanti che saltino verso la luna di primo mattino, quando sarò l’unica a vederli, cosi segreti, cosi atroci nel loro togliersi dall’acqua cercando vie di fuga. Clarice, si chiamava. Alta magra capelli scuri e scarpe sempre aperte anche d’inverno, non sopportava la prigione dei piedi. Ogni tanto scoppiava a ridere, inseguendo bizzarre associazioni Ogni tanto guardava di nascosto il vecchio, che preparava la barca, con le sue cerimonie degli addii. Mangiamo qualcosa, disse il vecchio.
Va bene, rispose la donna
Ripongo le canne, stasera butterò le reti se la barca tiene, disse il vecchio.
Quali reti, se ieri non le avevi?
Ieri era ieri, oggi è oggi. Anche tu prima non c’eri, e domani io non ci sarò, ma tu sarai qui e forse porterai le canne, uscirai in barca e butterai la rete.
La donna non disse niente.
Pensò se le rose si potevano piantare nell’acqua, se l’uva raccogliere nelle vigne sugli scogli, se si potevano bagnare i pesci nell’ombra della sera. Sperare che quel tramonto non lasciasse sogni, nell’incendio di quella notte.
Un po’ scura, un po’ feroce, un po’ innocente.
tratto dal libro di racconti
In villa nel cartone
Lino Di Gianni
Editore ilmiolibro.it
Pagine 178
€ 12,00
Isbn: 9788891013262
in vendita da
Feltrinelli
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tropo bello questo passaggio!
grazie, ma penso che pochi lo apprezzino. Però quello che conta, è la qualità delle persone che leggono, e le buone intenzioni dell’autore nello scrivere il libretto di racconti
Ogni racconto del libro è una vita a sé. Questo me lo ricordo particolarmente, soprattuto quando si fa la domanda su se si potevano bagnare i pesci nell’ombra della sera. Prezioso!
grazie..