Con uno spago
piccolo cercava di
avvitare l’orologio al
polso perché non cascasse
il Tempo solo da una parte
sorrideva
un poco all’idea
pensava ai gesti
che avrebbe fatto
per dire ho fame ho
sete ho sonno
guardando l’altro
per vedere se
e quando avesse
superato la soglia
della pura sopravvivenza
cosa avrebbe detto
ieri oggi domani?
e i ricordi
del mischiare birra e
gazzosa per esempio
che lo faceva il padre?
allora si rimangiò i
gesti pensando se
guarderanno capiranno
e iniziò a cuocere
in modo elaborato una
minestra
pensò all’aglio che
ci metteva lei
quasi che ogni sorso
diluisse la sua terra
con misurati
infinitesimali
distacchi omeopatici
giocò con un cucciolo
almeno tu non hai
bisogno di un’altra
lingua e mi trovo del
tuo paese, pensò,
ovunque andiamo
accarezzò la testa
il pelo e gli occhi che correvano
pensò ecco potrei tornare
a inseguir palloni con
pantaloncini e scarpette storte
mirare in porta e inseguir
la sorte
invece tornò paziente
al compitare d’aste
per far la A e altre
belle LETTERE
un giorno avrebbe scritto
d’un tratto e solo
colpo
quanto bello il
tuo sorriso
quando mi guardi
13 Febbraio 2012
davvero bella, trasmette sensazioni che solo chi ha vissuto lo sradicamento può percepire.
grazie Ferni, è cosi..eppoi ogni giorno incontro persone sradicate
quanto è bello il tuo sorriso quando mi guardi….la conquista, grande, del sentir crescere piccolissime radici…
“… mirare in porta e inseguir la sorte…” Bravo!
grazie,mi piaceva giocare a pallone nei prati,da ragazzo