Cucire nel sottopancia di un mulo
una manciata di mele secche profumate
dieci castagne cotte
e dei chiodi di garofano
e segnare la strada del bosco
con l’effluvio di una drogheria
d’altri tempi
di quando i negozi erano piccole
giungle e le liquirizie
liane da appendersi
per arrivare al piccolo occhio dolce
colorato come fosse
quello di una divinità
indiana
Intingere di polvere di lucciole
il grandioso elefante del circo russo
sgangherato residuo della guerra fredda
rimasto a trainar roulotte e trapezista.
Una stella cadente, un appiglio mancato
un tappeto ingobbito che si alza indolente
E nello splendore del buio
l’elefante volò e volò.