Mia amata, ti scrivo dalla tolda
di una nave ancorata
tra le alghe dei
Sargassi.
Nei giorni che trattengono
i nostri fiati sottocoperta
e svuotano zèfiri e libècci
vorrebbero
condannarci al
reflusso sottotraccia
( Isole che vediamo
nel salto dei pesci-luna
quando ti chini a specchio )
Lo sai che non resisto
a cercare coralli
ossidiane e pescetti-acciughe
che sguazzano nel palmo delle tue mani
Mia conchiglia, paguro
vizio del sole caimano
ènfiati , golfo mistico del mio teatro.
che parole stupende…come si fa a commentarle senza un sorriso d’occhio a castagna?