Sostengo da sempre, tra me e me,
che gli oggetti abbiano una vita propria,
e che i loro movimenti, lenti e inafferrabili
ci sorprendono solo perchè
non siamo in grado
di coglierne le interne motivazioni.
Un’accendino cade, da solo, nell’altra stanza:
penso al mio fumare, che magari si senta
un di più. Pure accende sul mio viso
quel fumo che si spande nel letto di sabbia
delle mie stanchezze, richiamandone i
percorsi.
La tartaruga minuscola, di zucca maya,
muove la testa al ritmo delle mie dita sulla tastiera.
Il mio tempo di girare il mondo, virtualmente,
non vale un centimetro che conquista
conficcandosi nella testa col ricordo.
Aspiro il mate dal mio contenitore argentino,
due nuotatori miei amici alla feria me lo portarono
ma l’ultimo fu mio padre, che con quella ci fini i suoi giorni
quando non reggeva piu il bicchiere
Ho una foresta tropicale di uccelli
in un dischetto rotondo
che fa da sole di giorno e notte
suonano da me
e l’eco arriva a lei
come se fossimo
sullo stesso albero,
come grilli su un palco
all’Opera, col nostro Rigoletto.
Aspetto ancora di aprire la mia valigetta di Go
con le sue pedine bianche, nel sacchetto verde
e le sue pedine nere, nel velluto terra
Aspetto di aprire le mie ciotole
imparero’ L’Occhio di Giada?
Sostengo – da sempre – tu abbia una foresta d’uccelli nel petto e – tropicale o meno – è una foresta calda quella delle tue parole.Mi piace questo caleidoscopio d’immagini, mi piace questo sentire a colori che ti viene a volte, che si frappone ai ricordi e al tuo viverti oggi.
“Sostengo da sempre, tra me e me,
che gli oggetti abbiano una vita propria…” Bello! Ho scritto anch’io un frammento sugli oggetti o meglio sulla perdita degli oggetti…
http://fotoscatti.leonardo.it/blog/frammenti/perdita.html
UN BACIO mapi
Sole persone speciali sanno trovare l’anima delle cose…
Ops, ho anche sbagliato a scrivere:
“Solo le persone speciali…”
per l’emozione di leggere quello che hai scritto.