Il filo nel labbro
è un filare di vigna, raccolgo ogni acino
(sono parole non dette).
è lo sguardo che slitta,
mai guardare negli occhi
(se non vuoi avere in cambio una vita)
Il filo nel labbro
dice che non posso parlare, mi chiedono
conto di non averli cercati
quasi fossero usciti, spersi, masticati
quasi fossero altri, i pochi, i fidati.
Il filo nel labbro
segna la carne più viva
mi graffia con l’aspro
(aceto in bottiglia?)
Fortuna che ascolto, come
un rumore di sempre, i tuoi toni
odorosi, ansimanti.
Si sperde il mio filo, masticando
(anche a vuoto). Resta una traccia,
segnata, trincea errante
dei sogni avanzati.
ehi ehi frena… non ce la faccio a starti dietro… certo è strano che quando hai le labbra cucite non la smetti di parlare!
splash!
p.s.: mi servirebbe una traduzione di quei versi di zanzotto, quaggiù!
Le labbra…
libere, senza nessun filo a cucirle.
🙂
🙂 🙂